Quadro strutturale Obiettivi - Ambiente Naturale
GLI OBIETTIVI PER L'AMBIENTE NATURALE (E AGRICOLO-TRADIZIONALE)
I pregi naturalistici e ambientali di ampie porzioni del Ponente ligure sono di tale portata da costituire motivo di vanto per la comunità locale ed occasione di arricchimento, in termini sia culturali sia economici complessivi: tali risorse vanno preservate, se possibile ancora migliorate e fruite con attenzione e sensibilità. In tale linea deve evolvere l'opzione relativa all'istituzione del Parco delle Alpi Liguri.
In relazione ai siti di importanza comunitaria di cui alla Direttiva 92/43/ CE è necessario prendere maggior coscienza e conoscenza dei valori da tutelare, sviluppando anche un'adeguata proposta di gestione- valorizzazione.
Per quanto riguarda il patrimonio boschivo in tutti i casi le tattiche risolutive dei singoli problemi di gestione delle opportunità produttive vanno affrontate in un quadro coordinato di strategia globale, con la definizione anche di una scala di priorità negli interventi in relazione alle criticità in atto e al coinvolgimento di ambiti naturali di pregio.
Di fronte ai due problemi ecologici di maggiore gravità identificabili nel territorio provinciale, gli incendi e le fitopatie, è fondamentale, a livello strategico, favorire ed accelerare, nella fascia marittima e nel primo entroterra, l'evoluzione spontanea del manto vegetale naturale, che già tende automaticamente al tipo di bosco meno infiammabile tra tutti i boschi mediterranei, la lecceta.
E' in linea di principio necessario accelerare la conversione da ceduo a fustaia dove non si configurino più esigenze od opportunità di prelievo di legname: un bosco impiegato per secoli quale fonte di legname e poi abbandonato, è un punto debole nell'architettura dei pendii e lo rimarrà per secoli. Dove, invece, il prelievo sia tuttora in atto, e anche nei casi in cui, in assenza di particolari valori ambientali e naturalistici, si configuri in futuro l'opportunità di tornare allo sfruttamento del bosco, l'ottica è quella di consentirlo con un'unica precauzione: più è degradato il bosco, più deve essere ridotto il prelievo produttivo di legname, allo scopo di tendere, comunque, ad una restituzione, sia pure minima e progressiva, di qualità all'ambiente.
Ovvia l'opportunità di procedere preliminarmente, ma non esclusivamente, con l'attuazione di tale programma nei boschi di proprietà comunale, che sono peraltro piuttosto estesi nelle nostre realtà montane. A tal fine era indirizzata la normativa di settore e il sostegno, principalmente da fonte comunitaria, per l'elaborazione ed attuazione dei Piani di Assestamento Forestale, che peraltro non hanno ancora potuto registrare un grande successo sul piano del risultato, ma che sono lo strumento più corretto per operare in questo settore.
L'evoluzione verso un migliore livello qualitativo dei boschi determinerà conseguenze positive in campi differenti:
- nelle aree ad alto pregio, dove boschi d'alto fusto bene strutturati si configurano come realtà ideale sotto il profilo bioetico ed anche come mezzo per attirare maggiormente un turismo sensibile, apportatore di benefìci economici per l'entroterra;
- nelle aree acclivi, a rischio di genesi di movimenti franosi, specie se in presenza di spesse coltri di terreno, dove un rinsaldamento dei pendii dato da un bosco in buone condizioni di vitalità si traduce in garanzie di maggiore sicurezza per l'incolumità dell'uomo e dei suoi manufatti. In condizioni localizzate infatti vi è il problema di evitare alluvioni, e di regola vi è la necessità di impedire che smottamenti del terreno o veri e propri fenomeni franosi compromettano la viabilità, le case ed i terreni agricoli in situazioni di forte acclività.
Nel lungo periodo la disponibilità di legname da opera e non da ardere si configura come capitale d'integrazione del reddito complessivo.
Per quanto riguarda il patrimonio pascolivo, deve essere privilegiato l'impiego delle risorse d'alta quota (attualmente sotto utilizzate o talora mal utilizzate) e data attuazione alla disciplina regionale per le aree PRT-TRZ per le zone di bassa e media quota, in ciò utilizzando proficuamente esistenti risorse comunitarie.
Per le aree agricole storicamente abbandonate dovrà essere deciso, in funzione del substrato, dell'esposizione, del clima, dei rapporti con la viabilità contigua esistente, dell'eventuale presenza umana persistente sul territorio, quali saranno suscettibili di un recupero alla produttività e quindi sostenute verso tale direzione e quali potranno essere destinate all'evoluzione naturale. Ciò in particolare per le aree di diffusione storica dell'oliveto.
Si dovrà altresì tendere al recupero delle vecchie pratiche di manutenzione dell'ambiente necessarie a ridurre i fenomeni di dissesto, utilizzando la popolazione presente e così integrandone, con misure finalizzate, il reddito.
Nel campo della tutela dell'ambiente, l'obiettivo ragionevole ed efficace da porsi ai fini della garanzia di conservazione dell'integrità e qualità delle risorse idriche e ambientali, è quello del corretto funzionamento del sistema di depurazione degli scarichi e di smaltimento dei rifiuti.
Più in generale la prospettiva che ci si pone è quella del recupero di un miglior stato di salute per il nostro paesaggio naturale ed agricolo - tradizionale e quindi di una migliore immagine complessiva di questi territori, che si traduce anche in una migliore offerta della risorsa per fini turistici. Rispetto alle problematicità e tendenze per l'ambiente naturale la strategia globale deve essere quella di reperire più risorse ovvero di utilizzare al meglio le risorse disponibili e di tendere a risolvere i problemi (o, quanto meno, a diminuirne il livello di gravità), nel rispetto di un preciso ordine di priorità rapportato alla scala territoriale.