13 - Il bosco di faggio (SIC M.MONEGA - M.PREARBA)
Dalla provinciale si imbocca la comoda pista terrosa che, con andamento pseudopianeggiante, si inoltra nel bosco; questo dapprima è di tipo misto, quindi diventa a prevalenza di faggio, assumendo il tipico aspetto della faggeta. A quota 1.392 m. un piccolo squarcio aperto nel bosco consente di affacciarsi verso la Valle Argentina per ammirare il panoramico promontorio di Drego, dove sono ben visibili i terrazzamenti esposti a sud degli ex coltivi montani e le antiche abitazioni agresti dei pastori. Proseguendo lungo il sentiero ci si inoltra nuovamente nella bella faggeta dove i pochi arbusti del sottobosco che incontriamo sono il nocciolo e l’agrifoglio; il faggio, infatti, non ama molto la compagnia di altre essenze arboree e solo le due precedenti specie e poche altre riescono a convivere con lui in questi boschi. Le faggete sono invece ricche di specie erbacee, spesso a fioritura primaverile precoce e tra queste ricordiamo l’epatica, il bucaneve, l’anemone bianco, le viole, la felce maschio, le cardamini, il sigillo di Salomone, l’aquilegia e altre ancora quali la lattuga montana, il geranio nodoso, la sassifraga a foglie cuneate che invece hanno fioritura estiva. Il faggio predilige zone caratterizzate da un’umidità atmosferica alquanto elevata, condizioni che si riscontrano sui rilievi montuosi specialmente interessati, nella stagione estiva, dalla frequente formazione di nubi orografiche.
Tra gli animali che abitano il bosco vi sono alcuni volatili, quali il notturno allocco e il picchio rosso maggiore e vari mammiferi roditori come il ghiro, proverbiale per il suo profondo letargo, e alcuni “micromammiferi”, così chiamati per le piccole dimensioni, che vivono in buchi dei tronchi o tra le radice e cavità del terreno e svolgono un ruolo importante nella catena alimentare. Tra i Mammiferi di dimensioni maggiori frequenti la volpe, il cinghiale, ma un tempo il gatto selvatico ed anche il lupo frequentavano questi luoghi. Trai i rettili è presente la salamandra pezzata e l’orbettino ed anche, in punti aperti più soleggiati, il colubro liscio, serpentello color grigio-caffelatte a macchie scure.
A monte del punto sosta attrezzato si possono osservare alcune piazzole cinte da bassi muri a secco, un tempo utilizzate per la produzione del carbone. Il ritorno avviene per lo stesso percorso dell’andata.